Il programma della C.T. si suddivide in cinque fasi, la cui durata è di circa due anni. Esso prevede la permanenza diurna e notturna degli ospiti nella struttura a ciò finalizzata.
1° FASE: INSEMINAZIONE (dura tre mesi) Alla persona accolta è richiesta piena fiducia ed accettazione delle proposte che si offrono, senza polemizzare, discutere o ribattere a ciò che si presenta, soltanto come "prova", per verificare l'oggettività delle "motivazioni" che lo hanno indotto a rivolgersi alla Comunità.In questo breve periodo si richiede "il silenzio dell'attesa", indicato per combattere ogni forma di “frettolosità” tipica del tossicodipendente.Metaforicamente è proprio la condizione del "seme", calato nella "nuova terra" della comunità che "spera", "desidera" la propria apertura, accettando la propria "morte", necessaria alla "nuova nascita"; infatti, "se il seme non muore non porta frutto".La fiducia nell'attesa è riposta nei suoi "coltivatori", ossia i responsabili di gruppo, gli educatori, i volontari e in tutto ciò che è stato concepito come aiuto alla crescita della Comunità intera
3° FASE: CRESCITA (dura sei mesi) n questa fase si punta a far emergere, in maniera evidente, padronanza e spirito di sacrificio nel servizio a se stesso e agli altri.Ci si dovrà misurare con le difficoltà del vivere da "adulti" e non più da "bambini".Gli esercizi e i compiti richiesti, in questo periodo, mireranno a favorire consapevolezza e senso del proprio -SE'-, imparando: a superare il problema della "fuga dal dolore", a vivere non più dipendenti dalle "emozioni immediate", cariche di novità, troppo somiglianti alla "vecchia ed assolutizzata" ricerca di "calore" (trovate nell'esperienza del buco).Scoprendo, così, nuove forme di vissuto nella quotidianità, accettandone con pazienza la "ripetitività" e l'apparente "mancanza di novità", ed individuando contenuti più profondi e legati al rapporto con l'Assoluto in cui crede e da cui attinge energia sufficiente nel rapporto con i valori umani e spirituali.

2° FASE: GERMOGLIO (dura sei mesi)Si richiede, alla persona accolta, di lasciare che affiorino i propri problemi senza "spaventarsene" e "fuggire".Cominciare a "farsi conoscere" dagli altri senza timore di mostrare le proprie debolezze calando le "maschere", attraverso la comunicazione dei propri pensieri e sentimenti, confrontandosi in Verità e Semplicità. In questa fase è possibile misurarsi con il proprio senso di responsabilità svolgendo attività di gruppo che richiedono maggiore impegno e attenzione, soprattutto con i compagni di gruppo con minor tempo di permanenza in Comunità.
° FASE: DECISIONE PER L'ESISTENZA (dura tre mesi) E' la fase in cui l'ospite si allena, ancora più profondamente, a vivere la vita come un "cammino nel deserto", dove la fatica si fa sentire di più e dove è richiesto almeno il doppio dell'impegno. Gli esercizi ed i "digiuni" psicologici, spirituali e morali caratterizzano l'intensità di quest’importantissima fase.E' l'ultima tappa prima del "tuffo finale" nel "mare aperto della vita". L'accolto è aiutato nella concentrazione e nella meditazione, favorendo la condizione del "silenzio", per favorire il proprio "ascolto".In questo periodo scrive:- il suo "contratto con la vita", elencando ciò di cui si sente ancora schiavo;- e ciò che sente di aver maturato dentro di sé.In questo modo sperimenta "l'arte dell'essenzialità".
5° FASE: I FRUTTI (dura sei mesi) E' l'ultima fase.L'accolto, ormai responsabile di gruppo o di settori particolari, diventa Testimone per gli altri, riappropriandosi della propria capacità di amare.In questa fase si vedrà chiaramente se la "decisione per l'esistenza" è stata realmente presa sul serio o se la persona continua a "prendersi in giro", (in questo caso può essere chiesto all'accolto un periodo di riflessione, magari ritornando alla fase precedente).Invece, se questa fase è superata secondo le indicazioni proposte, si procede all'incontro finale con i propri familiari, per concertare piani e date per il rientro in famiglia. VOLONTARIATO (due anni)Al giovane, ormai rientrato in famiglia, reinserito in attività lavorativa, è richiesto un periodo d’ulteriori due anni di volontariato.E' indispensabile costatare, sul piano dei fatti, l'effettiva capacità di "oblazione" maturata in Comunità; continuando così a coltivare, nella vita d’ogni giorno, il "senso dell'altro". Verificando, nella pratica di tutti i giorni, il "vivere" l'appropriata indicazione che ha permesso, al giovane ex ospite, di uscire dalla nociva posizione egocentrica, prima radice "malata" del drogato.Durante questo periodo, il giovane è tenuto a rientrare in Comunità ogni quindici giorni il venerdì sera e rientrare a casa la domenica sera. Questo, per consentire all'équipe di incontrarsi con il giovane e la famiglia, per continuare a seguire in modo stretto il giovane e verificare le risposte date alle difficoltà incontrate
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